Mboh. Davvero non so cosa pensare, sono molto combattuta a proposito delle numerose proteste degli studenti universitari di questi giorni.
Premetto che anche io sono completamente contro il DDL Gelmini che viene discusso in questi giorni, e la libertà di manifestare e protestare sembra essere uno degli ultimi scampoli di democrazia rimasti in questo Paese. Far sentire la propria voce è una cosa sacrosanta; rompere le scatole, fare casino, fare vedere che esisti e che ti opponi vivamente ad una scelta che andrà inevitabilmente a toccare la quotidianità del tuo presente ma anche - e soprattutto - il tuo futuro di cittadino e lavoratore.
Nonostante tutto però, come tutte le situazioni, anche questa ha le sue mille sfaccettature, alcune delle quali non condivido.
Prima tra tutte: l'occupazione dei binari ferroviari. Capisco che sia un modo efficace per creare disturbo e ottenere visibilità. Ma quando alle 18.30, stremato da una giornata in facoltà, nel buio e al freddo, sotto una neve inaspettata, devi cambiare due bus per arrivare in stazione e vieni anche a sapere che tutti i treni hanno un ritardo indefinito perché gli studenti stanno occupando i binari della stazione di partenza... beh... detto finemente, di alteri parecchio. Per lo meno, io mi sono alterata parecchio; e mi sono alterata parecchio nonostante io sia una studentessa universitaria e condivida le ragioni per cui si protesta. Però ho anche la fortuna di avere un paio di orecchie attaccate al cranio e queste mi hanno permesso di ascoltare i commenti degli altri pendolari, stanchi e infreddoliti lavoratori, che come me non chiedevano altro che poter tornare a casa e invece si sono trovati davanti all'ennesima rogna della giornata. Io temo davvero che in questa maniera i ragazzi si faranno odiare. Impedire alla gente di muoversi e di tornare a casa non è il modo giusto per boicottare il decreto legge! In linea generale, come si può pretendere l'appoggio, il consenso, l'approvazione di persone alle quali impedisci di rincasare per cena? Vi posso garantire che non ho sentito commenti gentili da parte dei miei compagni di sventura al binario.
Inoltre... l'occupazione delle facoltà è un metodo antico e sempre efficace. Un po' sul serio, un po' per gioco, un po' per spirito di cameratismo, ci si chiude nella scuola e magari ci si ferma anche a dormire. Mi sta benissimo; bloccare l'università è probabilmente il metodo più coerente per manifestare il proprio dissenso, una forma di ricatto dello studente che si appropria del suo "luogo di lavoro" per salvaguardarlo da qualcosa che potrebbe danneggiarlo. Allo stesso modo però mi accorgo che se le mie lezioni venissero bloccate per giorni e giorni sarebbe alquanto svantaggioso! Lottare tanto per il diritto allo studio, ma dall'altra parte impedire il regolare svolgimento delle lezioni, minando un equilibrio -quello dei corsi- il più delle volte precario, tra lezioni organizzate male, assenze dei professori, mancanza di mezzi e strumenti ecc. Comprendo perfettamente che l'occupazione per alcuni giorni serve anche a denunciare questi problemi, però impedire agli studenti di seguire le lezioni mi sembra un po' una restrizione al loro diritto.
Infine guardando i servizi dei telegiornali, osservo perplessa i volti di alcuni dei ragazzi che vengono intervistati e mi accorgo di non riconoscermi assolutamente nel loro modo di fare e nella loro retorica di cui spesso abusano. Come al solito, tante persone probabilmente si tuffano a capofitto nella mischia e nel casino perché è bello e divertente, senza neanche capire il perché delle cose. E allora in questi casi sarebbe davvero meglio che queste persone rimanessero a casa a studiare, facendo un favore a sé stessi e agli altri.
A questo punto credo che bisognerebbe dare più risalto forme di protesta alternative, altrettanto efficaci ma meno "invasive" nei diritti e nelle libertà altrui. Ben vengano le manifestazioni pacifiche, gli slogan, i manifesti, gli articoli su blog e giornali e... non so che altro. Non sono un'esperta di sovversioni. Penso solo che anche io voglio salvaguardare i miei diritti allo studio e al lavoro, ma allo stesso tempo non voglio essere penalizzata dalla protesta stessa, altrimenti cosa ne ricaviamo?
« L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. »
Se & Quando riusciremo a dare (e ricevere) la nostra parte?
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